domenica 9 gennaio 2011

Poeti

Sezione amarcord. Un altro breve racconto che scrissi nel 2004.


“Come quando, da adolescente, aspettavo che i miei uscissero per salire in piedi sui mobili e vedere le cose da un’altra prospettiva”.

“Ma lo facevi sul serio?”.

“Sì. Vedi, è più o meno la stessa cosa. Mi distacco fisicamente dal contesto e osservo. Prima osservavo il mio mondo privato, ora guardo gli altri. Cerco di cogliere i singoli umori e poi quelli dell’insieme, la tonalità affettiva del contesto. Mi diverte tantissimo, anche perché tante volte poi sbaglio. Mi lascio convincere da una sensazione che in quel momento mi sembra predominante e di conseguenza tutte le successive interpretazioni risultano sballate. Ma non me ne preoccupo più di tanto, conosco questo rischio. Ciò che davvero mi interessa è cambiare prospettiva, restituire alle cose e alle persone la loro verità più vera: la poesia”.

Mi guarda sottecchi mentre da’ il sorso di grazia al suo boccale. Un gruppo di amici seduto a un tavolo non distante dal nostro scoppia in una fragorosa risata. Gli resta un po’ di schiuma sul labbro superiore. Gli passo un tovagliolo. Si pulisce. Scuote la testa.

“Tu sei troppo idealista…il mondo va’ da un’altra parte Mauri! Guardati attorno… pensi che qualcuno in questo momento stia facendo discorsi simili ai nostri o che stia facendo della poesia?”.

Faccio per voltarmi, ma accenno solo il movimento accontentandomi di riconoscere mentalmente il contesto di un pub brulicante di persone. Guardo le goccioline che trasudano dal suo boccale svuotato velocemente. Punto i gomiti sul legno, mi protendo verso la sua metà di tavolo e sussurro con veemenza:

“Sai una cosa… da quì uscirebbe un libro di poesie! Ma non è questo il punto. E non penso di essere idealista, non troppo almeno. Dico solo che non esiste cosa più bella e interessante delle persone.”

Una ragazza ci chiede se può portar via un po’ di cose dal tavolo. Muove le braccia davanti ai nostri occhi con lentezza come a non voler disturbare la conversazione. Ci fermiamo per facilitarle le operazioni anche se questo in realtà sembra accrescere il suo, pur lieve, disagio. E’ molto carina. Si accorge che la sto guardando, mi sorride. Abbozzo un sorriso di risposta, ma sento lo sguardo di Claudio addosso e tronco immediatamente la nostra breve e intensa storia d’amore.

“Beh, questa qui sì che è interessante…” – mi dice indicandomi la ragazza che nel frattempo si è allontanata.
Sorrido.

“Che dici, andiamo?”.

“Sì, sì, si è fatto tardi”.

Mentre ci dirigiamo verso la cassa getto uno sguardo alle persone nel locale. Molti scherzano, alcuni brindano. Una coppia se ne sta muta e triste in un angolo appartato. Il barman prepara un cocktail a due amici in giacca di pelle, sguardo da duri e sigaretta in mano. Entra un gruppetto di amici, tutto pieno, non c’è posto. Il tavolino che abbiamo appena lasciato è troppo piccolo per loro.
La mia “ex ragazza” serve una birra ad un signore seduto da solo.
Torno alla piccola fila che ci separa dalla cassa e incrocio lo sguardo di Claudio. Mi stava osservando. Sorrido in cuor mio. Chissà quale poesia mi scriveva addosso.

2 commenti:

  1. Sei sceso dal mobile, e hai imparato che puoi vedere le persone da un'altra prospettiva, pur restando a livello terra come loro.
    La poesia, chi la vuole la trova anche in una persona che beve una birra, solitaria a un tavolo, o in una ragazza che sorride al pub, o nell'anziano seduto su una panchina del parco, che segue con lo sguardo il tuo passare, pensando a chissà cosa.

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  2. Pensa a chi non osserva e chi proprio non gli passa neanche per l'anticamera del cervello a guardare le cose da un'altra prospettiva...che vita grigia poverello ..

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